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Visualizzazione dei post da marzo, 2011

Sotto il segno di Arafa, il generale di Bengasi

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La Libia è per noi non solo l’ennesimo dilemma ma anche un nuovo banco di sfida su cui costruire il futuro dei nostri figli. E’ un capitolo così delicato che è difficile costruirsi un’idea persino sull’intervento militare. Da una parte forse si doveva agire per impedire agli arerei di Gheddafi di annientare la ribellione e provocare centinaia di vittime. Dall’altra non si sa mai a cosa una guerra possa portare. Perché, demagogia a parte, questa non è altro che una guerra . Cenni (poco) storici. Abbiamo perso in Iraq. Non è stata una sconfitta pubblicizzata ma fa pensare una delle prime mosse di Obama: ritirare le truppe dall’Iraq per riversarle in Afghanistan. Come si diceva in un post precedente ( Cuore di tenebra ) l’Afghanistan è diventato un diversivo per distrarre l’opinione pubblica dal fallimento iracheno e dalla tragedia di cui siamo stati artefici. Questa non è una critica ad Obama dato che ereditare il mondo dalle mani dei Bush sarebbe stato problematico per chiunque,

Cuore di tenebra

Tra le zone che l’androide Ulisse si ritrova ad esplorare ci sono quelle che saltano alla cronaca internazionale e vengono dimenticate in un batter d’occhio. Per esempio ci siamo già dimenticati dell’Egitto dove il popolo continua a protestare contro il governo attuale nominato dallo stesso Moubarak (di cui non si sa nulla). Certo, si stanno processando già i primi gerarchi della vecchia classe dirigente ma la battaglia non è ancora conclusa. Ma oggigiorno abbiamo un cuore di tenebra che è ormai da definirsi per eccellenza. Se il nostro androide Ulisse, suo malgrado, dovesse andare a caccia di Kurtz, al posto del capitano impersonato da Martin Sheen in Apocalypse Now, ora lo troverebbe non in Viet Nam ma in Iraq. L’Iraq è il cuore di tenebra più emblematico. Prima l’abbiamo sommerso col nostro fuoco alimentato con fantasmi, rancori e capri espiatori e poi l’abbiamo relegato nel dimenticatoio. Questo spiega anche certe affermazioni fatte da chi questa tragedia l’ha desiderata più di