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Su "Le Ombre di Morjegrad" (Premio Urania 2018)

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Le ombre di Morjegrad è un mosaico sepolto sotto metri di terra che il lettore scopre pagina dopo pagina, rimbalzando tra un personaggio e l'altro, tra una voce e l'altra, rimanendone sempre più intrappolato. Le vicende del romanzo sono per lo più ambientate nei bassifondi sociali (e non solo) della città, dove si annidano ingiustizie o violenze e affondano i pilastri del potere. Non è un caso infatti che la Morjegrad oscura e sotterranea si riveli agli occhi del lettore uno specchio capovolto, un'enigmatica gemella di quella parte della città che si erge fino all'acropoli. E' dunque un romanzo di paralleli: di storie, di registri e personaggi che seppur ostili e contradditori si rivelano l'uno indispensabile all'altro, uno specchio, appunto, dell'opposto. Uno dei parallelismi singolari del romanzo è il doppio registro narrativo con cui ogni vicenda viene raccontata, passando dall'io narrante alla terza persona. A voler cercare una geometria