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Visualizzazione dei post da giugno, 2019

SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 22: Frankenstein di Mary Shelley

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Non mi piace parlare di “generi”.  Quando mi capita di parlare di un libro cerco sempre di esprimere qualcosa relativo alla mia esperienza di lettura, fuggendo qualsiasi classificazione. Quando ho iniziato a scrivere Satyrandroide non avevo idea di cosa ne sarebbe venuto fuori. Si, avevo delle idee in cui reale e “irreale” si mischiavano ma di certo non avevo intenzione di entrare nella cerchia di autori di Fantascienza, o di essere inserito in un ipotetico elenco in quanto tale. Se la mia cultura personale è intrisa di libri e film di “fantascienza”, nel momento in cui scrivo resetto ogni influenza in maniera tale da trattare ogni invenzione letteraria e poetica come un elemento intrinseco alla natura dei personaggi, dei mondi e delle vicende che sto raccontando e non relativo ad una precisa sfera culturale. Per tanto, anziché di genere preferisco parlare di percorsi letterari. Prendendo il caso della cosiddetta “Fantascienza”, credo che tutte le storie riconducibili a quest

SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 21: Dylan Dog

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In occasione del trentennale di Dylan Dog scrissi per la pagina Combinazione Casuale, del mio amico Francesco, un pezzo che raccontava il mio incontro col fumetto bonelliano . Partendo dalla dimensione più personale mi spingevo in una divagazione sull’indagatore dell’incubo e sul suo enigmatico mondo. Fu un tributo personale e insieme un atto filologico, nel senso proprio dell’amore per la parola, verso quel fumetto. Ho vissuto parte della mia adolescenza tra le sue pagine, ho iniziato ad inventare storie ispirandomi al suo mondo (ho più volte detto che iniziai dapprima a disegnare fumetti per poi affidarmi al solo potere evocativo della parola). I miei primi racconti erano in qualche modo debitori dei suoi mostri e dalla sua poetica e seppure da quei primi racconti siano ormai passati oltre vent’anni, qualcosa di indelebile continua ad influenzare il processo di scrittura. Credo.   Oggi non leggo più fumetti in quanto trovo difficoltà ad abbinare in un’unica dimensio

Combinazione Casuale

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Negli anni 2004 - 2005 fui redattore, insieme ad altri amici e colleghi universitari, di una rivista letteraria, di facoltà, chiamata “Combinazione Casuale”. Fu un'esperienza entusiasmante, dinamica e ricca di stimoli. Ora, qualche giorno fa su Instagram mi contatta Mauro, uno degli autori che prese parte a quel progetto. Mi invia il link di un post del suo blog, in cui un anno fa raccontava proprio di quell'esperienza. Sentirlo dopo tanti anni e leggere quelle parole è stato per me molto emozionante. “La vita è fuggevole, si, ma c’è sempre qualcosa che resta”, recitava il titolo dell'Uscita numero Tre. E oggi è proprio il caso di dirlo. Ecco qui il suo ricordo di quei giorni. P.s.: anche lui, oggi, per una curiosa combinazione casuale, fa parte della scuderia Ensemble

SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 20: Il Buono, il Brutto, il Cattivo

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“Il Buono, Il Brutto e il Cattivo” è uno di quei film che potremmo rivedere decine di volte senza mai abituarci: i volti scavati da estenuanti cavalcate, le frasi forgiate nello stesso metallo delle pistole, le melodie che intonano il silenzio di un deserto in fiamme e gli sguardi che in un istante sanno raccontare una vita, avranno sempre qualcosa da dirci. Ho sempre considerato il capolavoro di Sergio Leone la massima espressione di una grande stagione epica che, in qualche modo, riusciva a restituire la dannazione, la tragicità e il dualismo dei racconti omerici nel contesto selvaggio del Far West. Sui suoi personaggi Sergio Leone diceva che “I buoni possono fare cose cattive e i cattivi possono fare cose buone” . E anche se non si intravede un destino, aggiungerei, né divinità che lavorano affinché questo si manifesti, i personaggi di Sergio Leone affrontano la crudeltà del loro mondo con una sorta di sorriso beffardo, una trasmutazione involontaria di quell’eroismo con

SATYRANDROIDE - Tra la Penna e il Calamaio. 19: Matera

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Lungo questo backstage letterario ho dedicato diversi post alla Basilicata, anche se non è l’unica regione in cui si svolgono le vicende del romanzo. E proprio con la Basilicata voglio chiudere l’ultimo intervento riguardante un luogo (e uno degli ultimi in generale, visto che ne saranno venticinque, esattamente come i capitoli del libro): Matera.  Di Matera se ne parla tanto in questi giorni ed io per primo ne avrò parlato spesso, qui o in altri contesti. Per questo motivo, a differenza di tutti gli altri post, vorrei solo proporre un breve estratto del romanzo, uno di quelli che ho letto durante le presentazioni.  Quello che vediamo nel mondo che ci è attorno è in qualche modo frutto anche di quello che siamo. Forse, chissà, fu proprio questa riflessione a ispirarmi e a indurmi a sceglierla tra i tanti luoghi del romanzo: non solo una città ma un'espressione di un'evoluzione naturale contrapposta a qualcosa di artificiale che cerca la propria "natura&quo