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Visualizzazione dei post da luglio, 2019

SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 25: La Fine del "Dietro le Quinte"

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Siamo giunti alla fine di questo “Dietro le Quinte” di Satyrandroide , un percorso di venticinque tappe (come il numero di capitoli), che ha proposto venticinque elementi che potrebbero averne ispirato e influenzato la scrittura. Si, usiamo il condizione perché questo, infondo, è stato solo un gioco fatto di citazioni, riflessioni e percorsi. Nessuno saprà mai cosa abbia davvero determinato la creazione di un’opera: le variabili sono tante e imprevedibili e per loro natura sfuggono anche al critico più attento o all’autore più consapevole.  Tuttavia su una cosa si può essere sicuri: tutto quello che facciamo è frutto di un processo combinatorio. Come diceva Pietro Citati nel bellissimo saggio sui miti omerici “La Mente Colorata” : la creazione spetta agli dei e ha facoltà di generare tutto dal nulla; la creatività né è solo un suo pallido riflesso e si basa su un processo combinatorio di elementi di cui l’uomo è già in possesso.  Tante sono le cose che avrei potuto inserire

SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 24: I Girasoli

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C’è un film di Vittorio De Sica che rispetto a tanti altri è passato immeritatamente in sordina. “I Girasoli” è, a mio avviso, uno dei suoi più grandi capolavori. Credo che questo film sia tra i pochi che siano più riusciti a raccontare la guerra non solo per quello che è ma soprattutto per come essa determini la vita e la sensibilità delle persone. Tra le tante scene memorabili ne voglio ricordare una.  Siamo alla fine della disastrosa campagna russa italiana, le armate italiane si stanno ritirando e il freddo, il vero nemico, divora lentamente forze fisiche e mentali. L’avanzata disordinata e lenta, dominata da una tacita disperazione, ricorda le marce stanche di “Sergente sulla Neve” di Stern e non escluderei che De Sica ne abbia tratto ispirazione. Mastroianni (in una delle sue interpretazioni più sublimi) e il suo amico scorgono ad un tratto una baita e con le poche forze rimanenti vi si precipitano. Il loro è un passo nervoso e spericolato per via della neve che inghio

SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamio. 23: America.

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“America” di Kafka è tra i romanzi che forse mi hanno più rapito.  Ogni volta che mi tuffavo tra le sue pagine ero “vittima” di un rapimento totale, una condizione di semi estasi in cui talvolta mi sembrava di seguire le vicende di Karl Rossman come se gli fossi accanto, o mi ritrovassi da solo con lui in una stanza. O subissi in prima persone le sue stesse angherie.  Fu una esperienza di lettura forte, totalizzante, in cui il piacere di essere immerso a pieno in un libro contrastava con la sensazione del protagonista (e quindi del lettore) di pericolo incombente e di spaesamento in un mondo troppo grande.  Ecco, credo che una delle cose che mi siano rimaste impresse di “America” è proprio questo: l’essere mandati allo sbaraglio (come già fa intendere il bellissimo e folgorante incipit) e il barcamenarsi in quel mondo nuovo, stracolmo tuttavia di violenza, di minacce che fioccano in ogni dove, di ostilità dilaganti. Karl Rossman è a suo modo un personaggio piccolo, de