SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 22: Frankenstein di Mary Shelley

Non mi piace parlare di “generi”. 
Quando mi capita di parlare di un libro cerco sempre di esprimere qualcosa relativo alla mia esperienza di lettura, fuggendo qualsiasi classificazione.

Quando ho iniziato a scrivere Satyrandroide non avevo idea di cosa ne sarebbe venuto fuori. Si, avevo delle idee in cui reale e “irreale” si mischiavano ma di certo non avevo intenzione di entrare nella cerchia di autori di Fantascienza, o di essere inserito in un ipotetico elenco in quanto tale. Se la mia cultura personale è intrisa di libri e film di “fantascienza”, nel momento in cui scrivo resetto ogni influenza in maniera tale da trattare ogni invenzione letteraria e poetica come un elemento intrinseco alla natura dei personaggi, dei mondi e delle vicende che sto raccontando e non relativo ad una precisa sfera culturale.

Per tanto, anziché di genere preferisco parlare di percorsi letterari. Prendendo il caso della cosiddetta “Fantascienza”, credo che tutte le storie riconducibili a questo termine abbiano più o meno un elemento in comune: quello di svelare tutti gli aspetti del progresso umano e interrogarsi, allo stesso momento, sulle sue origini e sulle sue dinamiche. E’ un concetto che ce lo ha spiegato Mary Shelley, quasi duecento anni fa, scrittrice di formazione classica e autrice del primo vero grande capolavoro di “fantascienza”: Frankeinstein (è proprio il sottotitolo a tradire la sua propensione classicistica: “ovvero il Prometeo Moderno”).
Mary Shelley non ha semplicemente scritto un bellissimo romanzo, ma ha aperto le porte ad un nuovo percorso letterario, basato su un’osservazione del progresso umano e sulla rappresentazioni “fantasiosa” dei suoi reali dualismi, che qualche decennio dopo gli anglosassoni avrebbero battezzato come “fantascienza”. In altre parole ha dato al mondo una nuova sensibilità.


Frankestein è tra i miei romanzi preferiti non solo per quel dualismo sopra citato, ma per l’umanità con cui l’intera vicenda è sviluppata, un’umanità che deriva direttamente dall’impronta fortemente classicista della scrittura. Il romanzo riesce infatti a traghettare una sensibilità e una conoscenza neoclassiche nella modernità ed è forse in questo preciso passaggio che nasce quella che oggi volgarmente chiamiamo fantascienza: laddove un tempo gli uomini si elevavano verso gli dei, nell’Ottocento gli uomini si elevano oltre i confini naturali. Tuttavia la tragicità della sua condizione non cambia. Ed ecco quindi il mostro di Frankeistein a testimoniare allo stesso tempo il coraggio e il destino dell’uomo: se Prometeo precipita dopo essersi bruciato le ali, il dottor Frankestein “precipita” sotto i ricatti della sua stessa creatura, personificazione di genialità e follia, nonché massima espressione del suo destino.


Credo che in Satyrandroide ci sia molto del “Prometeo moderno”, come del resto in tanti altri romanzi di fantascienza. Uno tra tutti, direi, lo stesso personaggio di Beowulf, a suo modo prodotto delle più scellerate intenzioni dell’uomo e rappresentazione della sua “caduta”.


Satyrandroide è disponibile on line (su Amazon, Ebay, Ibs, Mondadori Store e Feltrinelli) e in Libreria. Se non disponibile a scaffale è possibile richiederlo e riceverlo in pochissimi giorni.

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