Piccoli mondi sommersi: quando una birra non è solo una birra


Atterrati davanti alla cattedrale romanica, lasciatevi alle spalle la scalinata a scendere e i leoni a guardia del portale. Incanalatevi nella viuzza a destra. Proseguite per qualche metro fino a quando troverete sulla destra un angolo con due vetrate ai lati, una a far da ingresso e l’altro ad offrire la visuale del bancone e delle schiene dei clienti seduti. Sembra un pezzo di Germania immerso in un borgo medievale tipico di queste parti. Entrate e fatevi abbracciare da un’atmosfera intrisa di tutte le esperienze possibili legate a sorella birra. Gli scaffali che, colmi di svariate tipologie di bottiglie, percorrono le pareti esterne del minuscolo locale, le marche e le etichette si susseguono ubriacando la vostra vista e testimoniando una folta collezione, le botti costrette nell’angolo, a far da tavoli o da piccoli altari elevati in onore della compagnia. E ancora, il bancone che si allunga per un paio di metri dalla colonna, i taglieri misti di salumi, formaggi e spiedini di wurstel. Entrare in un questo piccola e rustica Germania è come entrare in una botte in cui la densità delle suggestioni e dei sapori ha il potere di calarti in un mondo originale.

Una birra non è solo una birra.
E’ la poetica di una nuova esperienza che si sta diffondendo nel nord barese. Infatti sono sempre di più quei locali che seppur poco più grandi di uno sgabuzzino, riscuotono un certo successo. Si tratta di pub che oltre a dispensare bevande e cibi d’occasione, oltre ad essere teatri di serate per profughi della settimana e santi bevitori del sabato, offrono una visione. Si, perché ogni posto che pretende di far ubriacare le persone, non importa se di alcool, di racconti, di parole, o di mondi, deve conservare una propria visione.

Se doveste ritrovarvi a sfrecciare lungo un corso tondeggiante come un atomo impazzito, superate la statua in bronzo di quel signore che vi invita ad andare avanti e fermatevi per un istante dopo una ventina di metri. Girate a destra, dove termina una pineta dai bordi regolari. Pure questa è una viuzza, ancora più stretta della prima, fatta di umili palazzine di oltre un secolo, gradini che accedono a locali a pian terreno, cantine abbandonate e finestrelle che si affacciano timide al mondo. Procedete fino a quando non troverete sulla destra un posto che si apre sotto una scritta luminosa e rossa. L’atmosfera suburbana è dettata dallo splendido murales che nella penombra si illumina sulla parete opposta all’ingresso. E’ una città dalle case oscure e dai palazzoni affogati nella notte. Avanti a questo scenario quasi fumettistico si apre uno stanzino in cui i tavoli, il bancone, la musica e tutto il resto sembrano calati in un clima da rivoluzione cubana. E’ un posto che vuole essere la rappresentazione di un sottomondo in cui si usa l’aggettivo peggiore per tenere lontani i superficiali e i mondani. Una rokkeggiante e ricercata selezione musicale diffonde elettricità nell’aria. Se ci dovete andate, fatelo in una sera di concerto. Si, in questo stanzino si fanno alcuni dei concerti più particolari che voi possiate ascoltare. Cover in unplugged, one man band in blues, cantastorie in rock’n’roll e via dicendo. E’ un pub che ospita in qualche modo piccoli mondi che si trascinano un universo folgorante. Si, perché una birra non è solo una birra.

Se siete cacciatori di mondi, non buttatevi negli spazi grandi perché non troverete nulla di interessante. Rimarrete chiusi nella vostra solitudine, o nella solita compagnia. I segreti e le meraviglie si celano nelle tane più strette, nelle caverne più buie, o nei pub minuscoli. Si tratta di piccoli templi elevati alla vita sociale.
Lasciatevi alle spalle la torre federiciana dell’orologio e proiettatevi nella via che si allunga di fronte. Scorrete dritto fino a superare la chiesa e a girare a sinistra. Benvenuti nel caffè letterario. Anche qui si tratta di un microcosmo su due piani. Al primo troverete divani su cui sorseggiare la bevanda di turno e file di libri da sfogliare, leggere o spiare tra le pagine. Al secondo troverete invece una stanza. La più spoglia che possiate mai immaginare ma che si riempie di poesia allo stato puro durante tutti gli eventi che più o meno coprono l’intera settimana. Una vera chicca è di certo la rassegna cinematografica del lunedì sera. Film mai arrivati in Italia, proiettati con i sottotitoli, scelti con un gusto particolare. E poi la cena con delitto, i concerti, le letture teatrali, il mercatino vintage, tutto in un’atmosfera che si leva da sé come spesso accade quando si corteggia la curiosità e gli animi delle persone. Perché la birra non è solo una birra.

In quest’ultimo caso ci spingiamo in un città di mare, di domenica, al tardo pomeriggio, in cui la spietatamente vintage Misspia è autrice di una selezione elettrizzante. La sua musica è una ricerca tra le memorie del sottosuolo, tracce accattivanti che ingenuamente abbiamo sepolto e rock’n’roll senza generi. Tutto in una cornice di un pub, citazione di un irriverente classico Kubrick, che in pochi metri quadri ha fatto del punk un manifesto e dell’indi una vocazione. Nel quadro appena oltre il bancone il proprietario e sua moglie compaiono un po’ maledetti forse sotto le note di London Calling. Si, perché la birra non è solo una birra.

In un’epoca in cui il vino è diventato marchio di elite, classi sociali e convenzioni borghesi, la birra mantiene a pieno il suo valore sociale. Dal basso erutta malto muovendo incontri, pensieri in solitudine, serate conviviali, incontri musicali, scambi sonori e sogni che, come piccoli folletti, si nascondono tra i vicoli dei nostri borghi. Ma proprio per questo motivo per birra non intendiamo la bevanda in sé, ma qualsiasi consumazione che possa risentire di un luogo, di un locale, in cui dissetarsi con una visione originale. Insomma, intendiamo una poetica che possa liberare anche il vino dalle convenzioni per “birrizzarlo”.
Infondo lo sappiamo, la birra non è solo una birra.


Buona ricerca.

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