Sobrietà = credibilità


La sobrietà. 
Nella vita di un individuo la sobrietà può essere un punto di partenza, un punto di arrivo, o un’isola da cui tenersi a dedita distanza. Insomma, può essere mille cose poiché la vita è più o meno un continuo movimento, una ricerca senza fine, che rende un concetto poco dinamico come quello della sobrietà non sempre condivisibile. 

Le cose però cambiano quando passiamo dalla vita dei singoli individui alla vita delle istituzioni. 
Le istituzioni per loro natura devono essere un punto fermo per i cittadini. Devono essere quei pilastri attorno ai quali si deve sviluppare la vita civile di una comunità e quei limiti invalicabili che impediscano ad alcuni individui di nuocere la libertà e la salute degli altri. Ma niente e nessuno può rappresentare un pilastro o imporre tali limiti se dalla sua parte non ha autorevolezza e credibilità. E niente e nessuno può avere autorevolezza e credibilità senza la sobrietà. Pensateci: com’è possibile trasmettere autorevolezza se un’istituzione è in balia di un carnevale? 
Il punto è che dalla sobrietà dipendono troppe cose. 
Dalla sobrietà dipende l’autorità che un’istituzione può esercitare sui suoi cittadini.
Dalla sobrietà dipende il rispetto che un’istituzione può suscitare all’estero.
Dalla sobrietà dipende l’affidabilità che un’istituzione può ispirare davanti agli investitori. 
Dalla sobrietà dipende la forza con cui un’istituzione può piegare i poteri forti. 
E’ tutto qui. Ma per quanto questo concetto possa essere elementare noi italiani l’abbiamo appreso con l’insediamento del governo Monti. L’abbiamo appreso quando abbiamo capito che con la sobrietà si giocava una partita importante nello scacchiere internazionale. 

Della sobrietà di Monti ne siamo rimasti così colpiti quasi da farne una virtù. Insomma, eravamo scesi così in basso che un capo di governo che non raccontasse barzellette, che non facesse parlare di sé solo per festini e prostitute minorenni, che non s’incipriasse il viso al punto da sembrare una statua di cera, ci sembrava un traguardo storico. Di fatti il governo Monti ha potuto tassare a proprio piacimento e lanciarsi in affermazioni alquanto discutibili. Avrebbe potuto togliere anche il piatto dalla tavola degli italiani e nessuno avrebbe parlato più di tanto. Dalla sua parte aveva la sobrietà, una sorta di legittimazione al potere a cui non eravamo più abituati da vent’anni a questa parte. 

Ogni essere umano sa cos’è la sobrietà. 
Ogni essere umano la sa riconoscere. Si, perché il riconoscere la sobrietà non è una capacità che si acquisisce con lo studio, o con la pratica di qualche religione, o con la riflessione. No, nulla di tutto ciò. Il riconoscere la sobrietà è un qualcosa che ci viene dato di natura, è una capacità che fa parte del nostro dna. E’ insomma un dono innato che l’essere umano ha usato sin dal principio per costruire le comunità in cui vivere e, quindi, per costruire quelle istituzioni che avrebbero regolato la vita di tutti. Per questo motivo il non riconoscerla può essere sintomo di una grave malattia mentale. E il pensare che un capo di governo ne possa fare a meno può essere sintomo di un totale marciume della propria anima.  

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