Qualche personale parola su Chris Cornel e gli Anni Novanta

In tutta onestà gli anni Novanta, musicalmente parlando, mi fanno schifo. E più ci penso, più li studio, più mi fanno schifo. 
Quando ero adolescente, fino più o meno ai 18 anni, ho fatto molta fatica a trovare dei gruppi da inserire in un personale olimpo. Lo scenario dei gruppi in voga in quegli anni non mi riusciva esaltante. Tanti ascoltavano, per esempio, i Nirvana ma a me facevano schifo (e tutt’oggi è per me un mistero che abbiano un grande seguito). E prima che scoprissi una caterba di grandi gruppi dei due decenni passati, e prima che il Duemila forgiasse nuovi grandi gruppi, Soundgarden e Pearl Jam per me suonavano come una sofisticata noia. Noiosi si, però musicalmente robusti. Insomma non mi disgustavano ma mi comunicavano poco e niente (ricordo che apprezzavo più band come Cranberries, Smashing Pumpkins o i nostrani Litfiba). 
Oggi la mia cultura musicale è fatta di band e album che appartengono agli anni Settanta, Ottanta e Duemila. E tutta la roba che oggi adoro degli anni Novanta, all’epoca giaceva in un sottobosco musicale, un undergroud inaccessibile per un adolescente dell’epoca (ma che lo è diventato verso la fine di quel decennio grazie a Napster). 
Quando Chris Cornell uscì col primo album degli Audioslave mi dissi: be’ ora inizia ad essere orecchiabile. E’ forse l’unica esperienza di ascolto valida che ho avuto con questo artista. Molti dei miei amici, leggendo queste parole, mi odieranno, ma penso che negli anni Novanta occorreva poco per diventare grandi. Un decennio che ha fatto diventare un Kurt Cobain una sorta di Gesù Cristo non può che essere un decennio mediocre. Ad ogni modo ciao Chris. Avevi una gran bella voce. 

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