Castel del Monte Tempio esoterico: l'ipotesi di Tavolaro

"Castel del Monte Scrigno Esoterico" è un libro che con semplicità e leggerezza ha il pregio di gettare luce su una ipotesi poco "gettonata", ma decisamente interessante, sulla finalità del Castel del Monte.


Nel tempo si sono portate avanti teorie che, seppur legate ad un intento pragmatico, non hanno mai trovato argomentazioni solide (ricovero per la caccia, terme).

Aldo Tavolaro in meno di cento pagine, e con uno stratagemma narrativo non privo di aspetti coloriti, ce lo propone come un presidio laico posto sul cammino verso la Terrasanta a ridosso dei porti di imbarco, una sorta di tempio nel quale il percorso dei templari doveva farsi interiore e spirituale oltre che fisico.

Si tratta dunque di un "faro" che, composto da elementi derivanti dalle diverse culture mediterranee armonicamente connessi, doveva "illuminare" il cammino verso la conoscenza.

Come sappiamo la documentaristica a riguardo è ridotta ad un'unica lettera, scritta da Federico II, in cui si fa riferimento ad un "lastricato" sulla collina, documento che a sua volta è suscettibile di svariate traduzioni e interpretazioni. Di conseguenza Aldo Tavolaro indaga sulle connessioni possibili tra le tracce culturali persistenti e i reperti archeologici giunti fino a noi. E' un'indagine che attraversa vari ambiti, come quello storico, archeologico e filologico. 


Uno degli spunti più interessanti è la collocazione del castello all'interno di una rete di strutture, gestite dai templari al tempo delle crociate proprio in Puglia, volte ad offrire ricoveri a soldati in partenza e in arrivo dalla Terrasanta (uno tra tutti il complesso di Sovereto). A rafforzare questa ipotesi è una deduzione. In quel tempo accadeva che lungo la via francigena spuntavano località chiamate con un nome nel cui interno vi era la particella "Spina". Erano località che indicavano diramazioni, passaggi e sentieri che portavano a tempi sacri. In tal senso si colloca così la città di Spinazzola, attraversata all'epoca dalla via Appia, che doveva quindi rappresentare una deviazione, nonché un sentiero, diretto al Castel del Monte (distante appena 20 km).

Tavolaro rispolvera una lunga serie di riferimenti a luoghi circostanti, nonché di elementi intrinseci nel castello, che inducono a collocare il monumento prima della nascita di Federico II e quindi a farne una costruzione propriamente templare. Lo stesso documento con cui oggi lo attribuiamo all'imperatore, ad una traduzione meno letterale e più filologica diventerebbe solo la richiesta della costruzione di un cancello attorno ad una struttura preesistente.

Ammettendo la connessione tra il Castel del Monte e il mondo templare, l'intero monumento diventerebbe un altare, un tempio, costruito proprio con un armonico incastro di tutti i simboli culturali e religiosi del credo templare.


Tutto ciò che oggi possiamo fare, in assenza di prove certe, è avanzare ipotesi sulla base di indizi sparsi. A maggior ragione, dunque,  Aldo Tavolaro indica come strada maestra l'osservazione e la combinazione di tutti quegli elementi giunti a noi nel tentativo di creare un mosaico unico e armonico, capace di offrirci un'idea che sappia andare ben oltre le facili conclusioni. Se la sua forma è unica e irripetuta, allora unica e irripetuta deve essere la sua chiave di lettura. 

In conclusione quello che l'autore fa in questo libro, e che rappresenta a mio avviso il motivo principale per leggerlo, non è altro che accompagnare e guidare in modo meravigliato lo sguardo curioso del lettore. 



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