Lunga vita ai comitati! 4 Si da protrarre nel tempo.


Il successo ottenuto nell’ultimo referendum testimonia il superamento del monopolio mediatico della tivù. Infatti sul piccolo schermo è stata una campagna referendaria in gran parte taciuta e addirittura boicottata. Le iniziative per il Si hanno viaggiato prevalentemente su internet.
Ma non solo. Un’altra grande (ri)conquista del referendum 2011 è stata la strada, sulla quale la politica mancava da decenni. Esibizioni spettacolari, flash mob, campagne informative svolte persona per persona hanno ridato alla politica il suo vero volto.

Dunque i comitati per il Si hanno funzionato. E hanno funzionato bene. A questo punto sorge una domanda spontanea (si, proprio come diceva un tempo Lubrano): perché non mantenerli in piedi e renderli laboratori politici laici e indipendenti?
Il punto è che in Italia abbiamo bisogno di palestre dove le persone possano informarsi, scambiare idee, abbracciare cause civili e battersi per rendere la propria realtà un posto migliore. In altre parole di un luogo in cui le persone possano partecipare attivamente alla gestione del proprio territorio. Alla luce di tutto questo perché non provare a riempire questo vuoto proprio con i comitati Fermiamo il Nucleare e Acqua Bene Comune?

Non si tratta di un’alternativa ai partiti, bensì di un movimento trasversale.
Molte delle problematiche che attanagliano l’Italia accomunano persone di ogni schieramento e per superarle occorre un atteggiamento sincero e un dibattito che non sia mosso da rappresentanze o interessi particolari. Diciamo questo perché le logiche dei partiti rendono spesso difficili i dibattiti. Gli stessi simboli rendono poco sinceri gli occasionali dialoghi con i cittadini. E’ ridicolo sentire un cittadino che parla del lavoro perso, degli enormi costi supportati per curarsi dalle malattie, dell’impossibilità di fare un giro in bici senza essere investiti, e poi rispondergli con un: “Votami!” o con “Si ma noi abbiamo provato, ma loro invece…”. Per non parlare del caos che vige nell’informazione, in cui ogni singolo partito tende a riplasmare i dati per portare acqua al proprio mulino.

Allora non facciamoli svanire nel nulla. Pensiamo a cosa possono diventare, partendo dall'attività che hanno promosso al loro interno in questa campagna.
I comitati del referendum 2011 devono rimanere laici e indipendenti, lontani da ogni scalata al potere. Il loro ruolo è quello di informare la cittadinanza, sensibilizzarla su alcune problematiche e, alla fine, fare pressione sui governi affinché tutto ciò non sia inascoltato.
Per tanto tutti coloro che sceglieranno di farne parte, pur manifestando le proprie idee, non dovranno farsi portavoce di altre realtà politiche. Né dovranno compiacere sé stessi. Certo, nulla vieterà di vedere un certo attivismo politico anche come un trampolino di lancio per una carriera, ma purché non si importino interessi di parte.

Lo straordinario risultato del referendum non è una conquista della sinistra, né di qualche altro partito che lo ha appoggiato. Ma di un’intera popolazione che da una parte ha saputo aprire gli occhi, dall’altra ha saputo informare, sensibilizzare e, alla fine, muovere le masse. Tutti gli schieramenti che da ora in poi cercheranno di appropriarsene smentiranno automaticamente se stessi.
La verità è che è stata una battaglia indipendente, civile e umana.

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