SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 12: Due dei primi spettacoli visti a Teatro

Tra i miei più bei ricordi delle scuole superiori ci sono due spettacoli, visti in due giorni consecutivi insieme alla classe, nel Teatro Kismet di Bari

Il primo si intitolava “Assalto al Paradiso”, della compagnia Teatro Crest: era la storia di un gruppo di ragazzi delle periferie più disagiate, vite al limite che si intrecciavano tra dinamiche di violenza e frustrazione. Vi era in quella rappresentazione un realismo estremo forgiato non solo da interpretazioni severe ma anche dal linguaggio duro e diretto con cui i dialoghi erano scritti. Tuttavia ad impressionarmi maggiormente era la scena teatrale, nel suo insieme, che prevedeva il pubblico a stretto contatto con gli attori come a rappresentare l’indifferenza nella quale si consumavano i drammi. E allora capitava di essere oggetto di sguardi fulminei, di ritrovarsi ad un metro dal gruppo di teste rasate che urlavano il loro odio, di assistere muti ai soliloqui dei personaggi sempre più persi nella loro condizione.

La rappresentazione del giorno successivo, sempre del Teatro Crest, fu ancora più toccante. Non ricordo il titolo ma questa volta si basava su una disposizione classica: gli attori sul palco e gli spettatori sugli spalti. Vi erano due personaggi: un uomo magro, triste, legato ad una sedia con delle corde e un altro uomo, più robusto, che lo assisteva seduto su un’altra sedia. La vicenda si svelava già nella prima metà ed era quella di un uomo disperato, quello robusto, rimasto senza lavoro, caduto nei traffici illeciti della criminalità organizzata. Aveva ora un incarico da portare al termine: custodire un immigrato (molto riuscita era la sua parlata, un italiano infarcito di termini e cadenze francesi), destinato il giorno dopo agli uomini del mercato clandestino degli organi. Il dramma era spesso intervallato da scene esilaranti legate alla diversità culturale, nonché alle difficoltà che la situazione imponeva, ma ciò che emergeva man mano che si andava avanti era proprio la tragicità del personaggio robusto che, attraverso il suo ostaggio, doveva fare i conti con la sua coscienza e contro una natura che non gli era mai appartenuta. 
Forte, intenso ed estremamente umano. Ne rimasti folgorato.



Nonostante siano passati tanti anni ho ancora in mente immagini molto lucide di quei due spettacoli, in particolare del secondo, immagini che avranno sicuramente influito non solo nella costruzione della condizioni di estraneità e dannazione di alcuni dei personaggi di Satyrandroide, ma anche nella stesura del mio primo racconto pubblicato su una rivista accreditata: “Pensieri di un Povero Caronte”, racconto in cui si narrava proprio di un uomo tormentato alle prese con un incarico molto difficile…

Buona lettura.

 

Satyrandroide è disponibile on line (amazon, feltrinelli, mondadori store, ibs) e nelle librerie. Se non è presente a scaffale potrai prenotarlo. 
A breve nuove presentazioni...

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