SATYRANDROIDE, Tra la penna e il calamaio: III L’Odissea

Quando si toccano i classici si rischia di fare la figura delle ragazze da calendario che alla voce ‘libro preferito’ dicono I Promessi Sposi o La Divina Commedia. Pazienza, correrò questo rischio. 
Ironia a parte, i grandi classici restano per noi degli inediti fino a quando non li leggiamo con lo stesso spirito con cui leggiamo qualsiasi libro moderno. Si, li studiamo a scuola, leggiamo qualcosa qua e là, magari vediamo una trasposizione cinematografica, ma nella loro complessità restano di fatti a noi degli sconosciuti.


Considero l’Odissea la più bella storia che sia mai stata raccontata, nonché il libro fondante della civiltà. Detto questo non saprei dire cosa mi abbia avvicinato ad essa. Forse le spiegazioni durante la scuola media del professor Falco, o il film prodotto negli anni Novanta da Coppola, con Ansante (di cui riporto qui di seguito il trailer), o l’esame di Letteratura greca all’università, uno che odi sul momento e ami per il resto della vita. O ancora la lettura del saggio di Citati “La Mente Colorata”. Forse è stato un lento avvicinamento, un percorso graduale che sento sia ancora in divenire. 
Oggi per me è quella storia che vuoi che ti venisse raccontata mille volte con la consapevolezza che non solo non ti stancherà mai, ma che ogni volta la comprenderai un po’ di più. Anche se è così grande che non la possederai mai. E’ quel mondo abitato da personaggi, luoghi e fatti in cui ci entri con l’incanto di un bambino e puntualmente tutte le volte ne esci con la pelle d’oca. 

Quando inizio a scrivere un racconto penso sempre ad un narratore misterioso, immerso, in un luogo speciale, come un bosco, e ad un uditorio titubante e incuriosito allo stesso momento. Un po’ come avviene a Scheria, quando Ulisse prende a raccontare tutta la sua storia da eroe e naufrago ai Feaci, i quali sono lì ad ascoltarlo dopo averlo raccolto sulle sponde della propria isola. 


In “Satyrandroide” i riferimenti al poema omerico sono tanti e mi piacerebbe che siate voi, come in un gioco, ad associarli. Tuttavia è bene precisare che questo libro non nasce come una sua reinterpretazione, tanto meno vuole esserlo, e il fatto che il protagonista porti lo stesso nome del re di Itaca non rappresenta alcun omaggio all’antichità, bensì una delle tante storie che abitano il mondo del romanzo.  



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