Napoli e Pompei (giugno 2017)

Napoli è un labirinto costruito da millenarie esperienze e culture le quali, come tasselli di un gioco dalle infinitamente combinazioni, si mischiano l'una nell'altra forgiando così matrimoni surreali e commistioni improbabili ma folgoranti. 
Alcune delle meraviglie sono celate in vicoli, in viuzze non certo dritte, come se un'entità superiore si fosse preoccupata sin dal principio di nasconderle e di invitare così gli esseri umani a scoprirle. Come in una gigantesca e spiazzante caccia al tesoro. 
E' così, per esempio, che quando meno te l'aspetti, quello che può sembrare un vicolo cieco si rivela, all'improvviso, il portale d'accesso ad un modo sotterraneo e, per certi versi, parallelo. 


Si, Napoli Sotterranea è anche in qualche modo parallela in quanto è proprio lì che si annidano alcune delle leggende e dei misetri della città.
Nata come conduttura d'acqua scavata dai fondatori ateniesi, oggi è un labirinto, a quaranta metri sotto terra, di centinaia di chilometri fatto di cunicoli (a volte così stretti e bui che si percorrono con una candela in mano), pozzi d'acqua, grotte che hanno conosciuto, nel periodo moderno, vari usi. Tra cui bunker (seconda guerra mondiale) e laboratori di esperimenti biologici.
Nel periodo in cui parte dei sotterranei fungevano ancora da acquedotto della città, vi erano alcuni addetti alla manutenzione. Questi manutentori, proprio per il loro vivere sotto terra e per la possibilità di accedere segretamente in molte case (grazie a pozzi e pertugi), senza volerlo hanno alimentato varie dicerie su fantasmi, folletti dispettosi, nonchè leggende entrate poi nell'immaginario collettivo (come gli idraulici con cui le donne finivano per intrattenersi).


Una delle caratteristiche più incredibili dei sotterranei è che questi sono collegati direttamente con le vite delle persone. Come, per esempio, la cantina di una vecchia signora, a cui si accede da una botola presente nel pavimento sotto il letto, che gli archeologi scoprirono essere le quinte di un anfiteatro romano.


Napoli è una città pagana. E' una città occulta. 
E' una città che vive di modi paralleli in un universo impazzito che schiude ogni accesso permettendo a questi mondi di interagire e mischiarsi. Simbolo di questa commistione è Pulcinella, viaggiatore tra il mondo dei morti e quello dei vivi. 


Sua Maestà, il dio che dall'alba dei tempi detiene il destino di questa città. Colui che ne modella la superficie e i sotterranei. Se Napoli è un labirinto, il Vesuvio ne è la porta delle porte.


Siamo in una zona da sempre sismica e, di conseguenza, soggetta a terremoti. Come sempre accade, le società tendono ad esorcizzare le proprie calamità con storie, miti e leggende. 
Il cuore dell'"immaginario sismico" di Napoli è il Castel dell'Ovo, primo castello della città, costruito dai normanni, poi via via ampliato dai dominatori successivi. Il castello prende il suo nome proprio dalla leggenda, che lo vede custodire un uovo riposto dal poeta Virgilio (nel medioevo visto più come un mago che un poeta). Quest'uovo serviva proprio a tenere in equilibrio l'intera città. Qualora l'uovo dovesse rompersi o spostarsi la città crollerebbe.

Una leggenda che rende ancora più magico questo posto e che immortala e canta il carattere tumultuoso, concitato, ma allo stesso tempo romantico, di questa terra e dei suoi abitanti. 



Una concitazione che è, a sua volta, un tradimento di un magma millenario e pagano. Se volete avere un'idea di come il paganesimo sia stato linfa vitale per il cristianesimo, per le sue manifestazioni e le sue ritualità, non c'è città migliore al mondo di Napoli. 


Pompei: da qui all'eternità. 
E' un vero viaggio nel tempo. O forse in un mondo parallelo (uno dei tanti di Napoli) in cui il tempo è stato vinto. 


Fa commuovere un'immane tragedia. Qui quasi 2000 anni vengono cancellati creando una vicinanza temporale unica. 
Ma quello che stupisce di Pompei è questa sua tangibile "immortalità". E' come un racconto continuo e fruibile con tutti i cinque sensi, un insieme di vite, esperienze, storie, sogni congelati un attimo prima che tutto finisse. Al di là del valore storico e archeologico, Pompei è un'esperienza umana che finisce per far diventare anche noi, per qualche ora, cittadini di questa dimensione atemporale.





L'interno dell'anfiteatro di Pompei. Provate l'acustica!


Casa del Poeta Tragico
"Procediamo nel corridoio, attratti dalla luminosità crescente dell'ambiente che si apre davanti a noi. Arrivati in 'cima' all'ingresso (che i romani chiamavano fauces) si apre una piccola meraviglia, l'atrio (atrium), e subito veniamo investiti da un'esplosione di colori e luce".
Da "I Tre Giorni di Pompei" di Alberto Angela  


Il Teatro Grande. A Pompei, come in tutta l'antichità, sapevamo come fare spettacolo.


Napoli è la città del peccato. Ma abbandonate ogni volgarità, poichè qui anche peccare è un'arte, una delle tante prese dagli antichi. Qui si pecca in grande stile...


Napoli è una città che si visita come si visita una nazione intera. Ci si perde con molto piacere nella sua moltitudine di esperienze e culture. Ci si perde emozionandosi davanti ai suoi mille volti, talvolta oscuri e misteriosi, altre volte gioviali e vivaci, altre volte ancora sacri e profani. E', insomma, una città che si può inseguire a lungo, visitarla mille volte senza mai arrivare alla sua completezza. Come una donna affascinante e fugace, dai natali occulti, che sa lasciarsi conquistare, prendersi, per poi fuggire e lasciarsi conquistare ancora una volta. 
Visitarla, scoprirla, viverla è una danza indiavolata votata all'eternità.



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