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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

Racconti d'estate 2018: la lettura dell'Equinozio

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In attesa della pubblicazione del mio romanzo " Satyrandroide " la Ensemble Edizioni sta uscendo con una raccolta intitolata " Racconti d'Estate " fatta da vari autori della sua scuderia. Io qui sono presente con un racconto intitolato " L'Ultimo cantastorie della baia ", la vicenda di cinque fratelli che si ritrovano nel loro paese natio e, involontariamente, sulle tracce delle storie fantastiche che caratterizzavano quei posti. Oltre al mio racconto troverete tanti altre storie interessanti con cui sopravvivere all'equinozio d'autunno. Una volta chiusi gli ombrelloni, indossati i pantaloni e archiviate le vacanze, la lettura di qualche racconto può essere un buon modo per esorcizzare la fine dell'estate. Per chi fosse interessato la raccolta è disponibile su Amazon e sul sito della Ensemble . Per tutto il resto ci aggiorneremo a breve.   

Carattere umano, sfide e generazione di fenomeni

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"Sfide" è a mio avviso una delle più belle trasmissioni mai realizzate sullo sport, per il semplice fatto che attraverso un abile racconto dell'impresa, una azzeccata colonna sonora e una meticolosa scelta delle parole e delle persone, riesce ad esaltare il carattere umano dello sport. Quando per "carattere umano" mi riferisco al modo con cui lo sport, qualsiasi esso sia, riesce ad elevare l'uomo e ad accompagnarlo nella scoperta del mondo che sta fuori e dentro di sé, nonché nell'affrontare i demoni e le paure che ne abitano il secondo.  E allora, in questo clima di alta pallavolo (con l'Italia in seconda fase quasi a punteggio pieno), ricordo la puntata dedicata alla Generazione di Fenomeni e al mondiale vinto nel 1990.  Bello. Tutto bello.  Ma forse, tra le cose più belle di questi 12 minuti, ci sono le parole che nel finale Lucchetta sceglie con una lucidità e meticolosa cura, fino all'ultimo attimo, fino a quando la sua emotività non

"Infondo a destra": un gentile e incantato cortometraggio di qualche anno fa

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Anni fa conobbi un vecchio. Si chiamava Ciccio e mi ci affezionai subito.  Era forse uno degli ultimi testimoni diretti della seconda guerra mondiale. Aveva fatto il liceo e aveva avuto rogne per aver strappato un manifesto fascista. Poi era partito in guerra e dopo l’8 settembre del 1943, come tanti italiani, si ritrovò in un campo di prigionia tedesco. Arrivò a pesare trenta chili fino a quando il campo fu liberato dai russi. Ricordo ancora i suoi occhi quando parlava della fuga su un tappeto di cadaveri, insieme ad altre migliaia di prigionieri, tutti come lui indifferenti alla tragedia che giaceva sotto i piedi.  Ma Ciccio non parlava solo di guerra. Aveva molte passioni come la campagna, la lettura dei quotidiani, la cura delle piante e lo stare in mezzo alla gente. Ancora meglio tra i giovani.  Lo intervistai per la testata locale per cui lavoravo. L’articolo ebbe un considerevole eco nel paese al punto che con l’assessore alla cultura e il circolo Arci locale organizzai u