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Visualizzazione dei post da 2011

Paolo, mastro di volti nascosti

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Data di approdo: 5 agosto 2011 La torre federiciana svetta per oltre trenta metri dominando tutto quel reticolo geometrico di viuzze che è il centro storico. Osserviamo il maestoso orologio e le lancette scorrere inutilmente. Si, perché ormai ci troviamo nei paraggi di un luogo dove, secondo il National Galattic, il tempo si ferma e cavalieri di luce splendono come stelle. Così vien detto. Usciamo dalla piazza, attraversiamo una strada che da Ruvo spunta come una linguaccia tra gli antichi palazzi di Terlizzi e ci inoltriamo in una stradina. Un murale, celato dietro i rami di un alberello, ci dice che siamo arrivati. Benvenuti nella misteriosa bottega di Paolo. Giochi di luce. L’ingresso è un breve passaggio che scorre tra cianfrusaglie ammucchiate a destra e a manca. Di fronte il buio cade perentorio. Sul lato sinistro, dopo una bella bici da passeggio, si apre una porticina oltre la quale dei gradini si arrampicano verso il piano superiore. Sembra l’unica via di proseguimento ma

Il cadavere di Golia e i sensi di colpa di Davide

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Ogni guerra finisce non prima di aver mostrato la sua ultima grande atrocità, un’atrocità che ne diventerà in qualche modo il simbolo. Noi, in Italia, ne sappiamo qualcosa proprio con piazzale Loreto. Di fatto i cadaveri di Mussolini e della compagna appesi a testa in giù, esibiti e pestati, sono diventati l’emblema della fine del fascismo. Quasi settant’anni dopo la stessa sorte è toccata a Gheddafi. Ora, mentre le immagini del cadavere fanno il giro del mondo, giornalisti, intellettuali, opinionisti e filosofi si chiedono se è giusto diffondere simili documenti. O, ancora, se è giusto riservare un simile trattamento a degli uomini, pur essendo stati dei dittatori sanguinari. Lo stesso Enrico Vaime, in uno dei suoi editoriali all’interno della trasmissione Coffee Break, ha toccato questo nervo condannando sia l’uccisione dei dittatori sia la diffusione delle relative immagini. E’ vero. Ciò che abbiamo visto negli ultimi tempi è alquanto raccapricciante. Per una volta però va dett

L'uso della parola Crisi non ha mai avuto crisi

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Sono passate poche settimane dal crollo della palazzina di Barletta e su questa tragedia i media hanno spento già i riflettori. Certo, se da una parte è la netta conseguenza di un giornalismo votato alla drammatizzazione, dall’altra non si può pretendere che il mondo ci pianga su per mesi e mesi. Ci sono però alcune notizie che al di là del fatto in sé rappresentano una condizione molto diffusa se non addirittura generalizzata. Il crollo del palazzo di Barletta è una di queste. Possiamo indignarci (giusto per usare un termine in voga) per le perizie sbagliate, per la negligenza degli addetti ai lavori e per coloro che hanno evaso le responsabilità, ma tutto ciò farà il suo corso agli occhi della giustizia. O almeno ce lo auguriamo. Vi è però un aspetto di questo dramma che colpisce direttamente la nostra società e una delle sue colonne portanti: il lavoro. La palazzina di Barletta, accartocciandosi su sé stessa, ha portato alla luce l’orrore di una camiceria i cui dipendent

La legge bavaglio e la Resistenza dei Poeti

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Non è un caso che le crisi economiche coincidano proprio con le crisi culturali. Più ci guardiamo attorno e più vediamo la morsa della banalità e dell’avidità stringersi attorno a tutto ciò che favorisce la circolazione delle idee e delle notizie. E’ come se le contingenze diventassero ad un tratto un pretesto per sottomettere le persone, per diffondere paura e per far battaglia contro chi non la pensa allo stesso modo di qualcun altro. Da una parte assistiamo alla degenerazione senile di una rockstar che tanti italiani, inspiegabilmente, hanno eletto come guru. Caro signor Rossi, la satira è cattiva e se non lo fosse non potremmo chiamarla satira. E’ una sorta di cattiveria comica indispensabile per chi va a caccia delle contraddizioni del mondo. E’ indispensabile quanto la zappa per un contadino, il Mac per un designer, il treno per un macchinista. Tutti quei personaggi pubblici, tutte quelle figure che in qualche modo hanno la responsabilità di plasmare la nostra società, ci dev

L'androide Ulisse nell'Edicola Rara: le risposte dei viaggiatori

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Venghino signori, venghino! L’androide Ulisse ringrazia tutti coloro che hanno viaggiato nel suo aereotram. E in particolare tutti coloro che, anche solo per pochi minuti, si sono tuffati nel mondo di quegli “sconosciuti” che sedevano avanti o dietro. E ne sono riemersi lasciandocene una traccia.  “ E’ incredibile come molte storie ci passino accanto senza accorgercene. Passeggiamo in strade affollate e ciò che riusciamo a vedere è solo la strada che non scorre avanti a noi. Procediamo chiusi nei nostri veicoli, chiusi in gabbie in movimento, e ciò che riusciamo a fare è solo inalberarci per il traffico. Ci incastriamo nella folla di una mezzo pubblico e ci spazientiamo per la fermata che non arriva. Eppure se in tutte queste occasioni ci fermassimo a pensare, almeno per un momento, a quante storie si sviluppano in quel preciso istante forse abbatteremmo alcuni dei confini che ci fanno più paura. Ogni singola persona, ogni perfetto sconosciuto, è una nuova possibilità per tut