La legge bavaglio e la Resistenza dei Poeti


Non è un caso che le crisi economiche coincidano proprio con le crisi culturali. Più ci guardiamo attorno e più vediamo la morsa della banalità e dell’avidità stringersi attorno a tutto ciò che favorisce la circolazione delle idee e delle notizie. E’ come se le contingenze diventassero ad un tratto un pretesto per sottomettere le persone, per diffondere paura e per far battaglia contro chi non la pensa allo stesso modo di qualcun altro.

Da una parte assistiamo alla degenerazione senile di una rockstar che tanti italiani, inspiegabilmente, hanno eletto come guru. Caro signor Rossi, la satira è cattiva e se non lo fosse non potremmo chiamarla satira. E’ una sorta di cattiveria comica indispensabile per chi va a caccia delle contraddizioni del mondo. E’ indispensabile quanto la zappa per un contadino, il Mac per un designer, il treno per un macchinista. Tutti quei personaggi pubblici, tutte quelle figure che in qualche modo hanno la responsabilità di plasmare la nostra società, ci devono convivere. Per il bene stesso della società.


Dall’altra assistiamo all’ennesimo tentativo del potere italiano, ormai marcio fino al midollo, di tappare la bocca ai cittadini e ostacolare la libertà di espressione. La cosiddetta legge bavaglio, un carrozzone che ci portiamo avanti sin dal tempo di Mastella ministro della giustizia, nasce come provvedimento per placare le intercettazioni dei magistrati. In sostanza le vuole limitare solo ai casi in cui è prevista una pena di massimo cinque anni e per un periodo di settantacinque giorni (poiché i reati più gravi colpirebbero direttamente quel politico di cui non facciamo mai il nome).
Ma come diceva il presentatore Corrado, non finisce qui! Già che si trovavano i fautori di questa legge han ben pensato di colpire anche i blogger e tutti coloro che scrivono su internet. Questa legge equipara qualsiasi blog ad una testata giornalistica (si, persino il diario “segreto” dell’adolescente che è stato/a lasciato/a dal partner) e per tanto pretende che sia pubblicata una cosiddetta "rettifica" da parte di chiunque sostenga che sia stato scritto qualcosa di sbagliato sulla propria persona. Non vi è alcuna possibilità di dire “no” e le multe per inosservanza sono sostanziali.
Una legge del genere comprometterebbe tutto il web 2.0 in Italia e la stessa Wikipedia Italia, per esempio, cesserebbe di esistere in quanto piattaforma basata proprio sugli interventi dei lettori. Ma come continua a fare da ormai un decennio questo governo punta a mille per ottenere cento. Ha subito promesso che i blog e Wikipedia saranno esonerati da tale legge. Questa promessa però non cambia di molto le cose perché da un lato rimane una legge fortemente limitante per la stampa italiana (già ormai compromessa da un latente giornalismo mercenario), dall’altro nulla vieta a questi signori di tornare alla carica e colpire blog, siti e altre pagine virtuali, visto che proprio grazie ad internet hanno perso l’ultimo referendum …

In tempi di crisi non abbiamo bisogno di economisti. Né abbiamo bisogno di burocrati. Tanto meno di politici sorridenti. In tempi di crisi abbiamo semplicemente bisogno di poeti, ovvero di persone che generino idee e mondi e li mettano al servizio dell’umanità. Poiché abbiamo bisogno di così tante idee da abbattere qualsiasi muro e squartare qualsiasi rete. Insomma, abbiamo bisogno di tutti coloro che vendono caro il proprio mondo interiore e che non accettano di vederselo sopprimere da una massa di idioti avidi di potere o da pseudo star che di rock non hanno più neanche una E.

Si tratta di una forma di Resistenza, una Resistenza che può inglobare più movimenti, come una petizione indetta da Wikipedia o da Avaaz, come uno sciopero di Nociclopedia, come la satira di Bonsai tv, come un poeta che non si tiene per sé le proprie parole, o come qualsiasi altro individuo che non accetta “consigli di lettura” o eccezioni alla giustizia.

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