Io e Te



“Io e te”. 

“Io e te” è un costrutto favoloso poiché in queste tre piccole parole una persona si espone all’altra senza scudi, senza difese e senza quella retorica che ci vuole incastrati in entità artificiose. 
Quando una persona dice “Io e te” si denuda di ogni definizione, di ogni armatura e si rivela in tutta la sua intimità all’altro. Pronunciare questo costrutto significa stabilire un vero contatto col prossimo e liberarci di tutte quelle schedature che pretendono arrogantemente di dirci chi siamo.
L’“io e te” è una frase molto piccola, si, ma allo stesso tempo forte. Forse tra le più forti che si possa mai pronunciare. Da sola può vincere le differenze di razza, di religione, di credo politico. Da sola può vincere i pregiudizi legati alla logica dei gruppi (non solo di facebook). 
“Io e te” esprime la vita poiché la vita è affermare la propria esistenza esponendosi al prossimo. L’essere umano ha bisogno di interagire con una sola persona alla volta, come uno specchio che riflette la propria immagine. Anche quando si ritrova davanti a dei gruppi la sua istintività lo guida alla ricerca di un individuo al suo interno che gli faccia da interlocutore. Anche solo per un secondo. 
L’“io e te” dovrebbe essere prescritto dai dottori come uno dei migliori antidepressivi. Con gli amici, con gli amanti, con i colleghi e così via. 

Arriviamo a sentirci soli, o alienati, ogni qualvolta uno ci costringe in un gruppo. Il “noi e voi” è quanto c’è di più artificioso e vigliacco nella comunicazione umana. 
Artificioso perché non esiste. Ogni gruppo è fatto di persone che si incontrano. Di mondi che si ritrovano a convivere secondo dei tratti o delle prospettive comuni. Punto. Il “noi e voi” sarà funzionale nello sport, negli ambienti lavorativi, nella famiglia e in tutti quei contesti dove è indispensabile un gioco di squadra, ma dovremmo comunque usarlo solo nello stretto necessario. E’ come un automobile: è un mezzo artificiale che ci permette di spostarci con più rapidità e comodità, ma nel momento in cui ne si fa un abuso si finisce per inquinare, per isolare e per ammalare. 
Vigliacco perché spesso le persone tendono a nascondersi dagli altri in categorie forzate, ad attribuire a singoli responsabilità che non gli appartengono, a generare capri espiatori o a creare distanze per una paura che in qualche modo li allontana dalla vita.  

Siamo affamati di contatti e abbiamo tutti i mezzi per sfamarci. Ma spesso perdiamo di vista le nostre reali esigenze finendo per alimentare collezioni di amici e visioni del mondo che tradiscono i singoli per rispettare strutture sommarie come i gruppi (e quindi le persone plurali). 
Il mondo è fatto di persone, di individui, non di gruppi. E’ questa la grande verità insita nel costrutto “Io e te”. E pronunciarlo significa concedersi una bella botta di vita. 

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