Un "incontro" raccontato d'impulso

Ti trovi su una via di campagna,
insieme ad altri due amici,
quelli della birra al venerdì sera per intenderci.
E' una camminata nel verde della primavera,
come ne abbiamo fatte tante.
Poi dall'aperta campagna,
laddove la città e il cemento sembrano appartenere ad un'altra dimensione,
ti ritrovi in un museo.
Si, proprio un museo, con muri, stanze, corridoi.
Entri in una stanza e ti ritrovi avanti a delle statue.
Sono statue bianche, dalle forme sinuose, che hanno qualcosa di bello.
Ti piace guardarle, quasi ti rasserenano.
Ce n'è una però che ti cattura lo sguardo.
Non riesci più a staccarle gli occhi di dosso perchè è bella.
Diosanto se è bella.
Lascia che te la descrivi:
i suoi capelli castani sono appena ondulati
e le scendono dolcemente appena oltre il viso,
quanto basta per coprirle le orecchie.
La sua carnagione è bianca, di un bianco candore come non l'hai mai visto.
E' un volto bianco e caldo allo stesso momento
e in quel volto, come due perle, i suoi occhi limpidi e azzurri,
sembrano dei capolavori frutti di pennellate da maestro.
E' un'alchimia di azzurri che ha del magico.
Quegli occhi ti fissano e ti dicono:
"So chi sei, ti conosco come tu conosci me
ti stavo aspettando...
diamine però, quanto ci hai messo a trovarmi".
Sotto il suo viso quella magia continua sulle forme di un corpo,
esile e sinuoso allo stesso momento,
fragile e tonico,
appena coperto da una canotta verde chiaro,
che impreziosisce i piccoli seni che copre,
ed esalta il bianco candore del suo corpo.
Ti dice: "Non sono una statua"
Si, te lo dice veramente. Ti sta parlando.
Gioisci perchè, infondo, quel miracolo te lo stavi sognando,
infondo si, te lo sognavi come una cosa impossibile.
Sorridi e chiedi scusa.
Lei ti sorride e ti spiega che le statue sono belle.
Tu scopri che non hai freni
forse perchè è lei a chiederti, in quello sguardo, di non avere freni.
Allora le dici che la cosa più bella è lei.
Più delle statue, più della campagna,
più di tutto quanto.
La ami già, anche se non la consoci.
Anzi, la conosci da una vita come lei ti conosce da una vita.
Lei sorride perchè è quello che voleva che ti venisse fuori. 

E' quello che voleva sentire.
Apri gli occhi.
E' notte e lì, nel buio, riconosci le sagome del mobile della cameretta,
della porta del balcone,
del tavolo al centro della stanza.
Capisci che sei disteso, quasi del tuto infilato sotto le coperte.
Ti senti come uno che stringe la cosa più preziosa del mondo,
per poi ritrovarsi con un cumulo di sabbia tra le mani.
Solo un sogno.
Solo un maledettissimo sogno.   




  

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