Napoli giugno 2018: Capodimonte, San Severo, Teatro San Carlo e Catacombe

Dopo un anno sono tornato a Napoli per recuperare quanto fino ad ora mi sono perso. Credo che Napoli non sia solo una città, ma uno scrigno volto a custodire alcune delle meraviglie che in qualche modo hanno determinato il patrimonio genetico dell'umanità. La sua bellezza ha qualcosa di religioso e forse per questo ognuno di noi deve attendere una sorta di illuminazione prima di scoprirla. Scoprirla davvero intendo. 

Napoli è una città fatta di storie che, come in un romanzo tangibile, visibile e concreto a tutti i sensi, si sovrappongono e si mischiano, generando così una fitta rete di mistero e allucinazioni. Ogni parte di essa sembra protratta verso l'eternità grazie all'operato di divinità pagane che, sogghignando, si celano sotto le mentite, ma raffinatissime, spoglie cristiane.

Prima tappa di questo ritorno è stato il Museo di Capodimonte, una collezione di opere in cui sembra che la vita sia stata, come per un rito magico, cristallizzata nei suoi momenti più virulenti. Il risultato è un incanto epico, una passione che esplode nel pieno di una tragedia, una sollevazione da terra in un impetuoso scatto verso il divino. 


La Bellezza è qualcosa che nella sua armoniosa perfezione ci eleva, anche solo per un istante, ad una condizione di estasi divina. Questo è quanto accade visitando il Museo Cappella di San Severo. 
Un tempio della bellezza, un sacrario dell'arte consegnata all'eternità, un qualcosa che non ci aspetteremmo mai prima di aver varcato l'ingresso. 
L'occhio vola impazzito in totale estasi. Ci vuole un bel po' per riprendersi dallo shock positivo e iniziare una lenta e appassionata scoperta di ogni capolavoro di questo eden. 


Ogni opera, nella sua esuberante raffinatezza e nella sua particolareggiata rifinitura, si trascina con sè un bello che è frutto di una millenaria tradizione forgiata dall'incontro tra la cultura pagana e cristiana.


Sublime capolavoro della Cappella è il Cristo Velato, un'opera di una monumentale umanità espressa con una straordinaria potenza evocativa in ogni suo millimero. Che siate religiosi o meno non importa, il Cristo straripa di così tanta umanità che non potrete non commuovervi ed essere travolti da una tempesta di brividi. Nei virtuosismi di ogni piega, di ogni tratto, di ogni mimimo particolare pullula pura vita, invisibile agli occhi ma evidente nelle emozioni che ne scaturiscono.


Al contrario dell'anno scorso, questa nuova esplorazione della città si è svolta per lo più nei suoi luoghi interni, antri e templi moderni che ne custodiscono lo spirito. Come il primo Teatro d'Europa, un prodigio architettonico, fulcro negli ultimi secoli della vita culturale della città. Il San Carlo.


Napoli non è una semplice città di superficie, bensì è qualcosa che si sviluppa su più livelli, laddove i livelli non sono dislocati in un ordine geometrico ma come in un tavola di Escher si mischiano determinando un labirinto, seppur armonico, di paradossi. Come i sotterranei (di cui vi ho parlato qui) sono un viaggio tra le viscere della città che approda proprio nelle cantine e nelle case dei vicoli della città, così le antiche catacombe (San Gennaro e San Gaudioso), di origine pagana, poi divenute cristiane, rappresentano un mondo parallelo sotto la città, nella città, che ancora oggi sembra custodire il rispetto e la riverenza verso i misteri che l'hanno scolpito. Si, perchè qui si va oltre i confini e a Napoli, andare oltre i confini significa immergersi in una macabra magia che si manifesta proprio in forme e decorazioni raffinate e fantasiose.




Le decorazioni murarie fatte sugli scheletri incastonati nel muro.



E' una città paradossale, che si nutre di misteri e visioni desunti dal Mediterraneo e qui cristallizzati in un modo unico. Una città colorata come un pavone che incanta con la sua coda a ventaglio, celando allo stesso momento la sua vera natura oscura. 
Il sole di Napoli conferisce vita anche alle pietre, è vero, ma nel momento in cui tramonta, sorge una indicibile magia che ha il potere di liberare i suoi spiriti pagani e lasciarli danzare liberamente sulle colline, tra i vicoli e nelle piazze. 




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