Doppio incanto natalizio: da Londra a Napoli

Il 25 dicembre è sempre stata una data importante per l'umanità, almeno da questa parte dell'esmisfero, e pertanto che sia giorno della luce, Sol Invictus o Natale, ci riguarda un po' tutti.

Quest'anno la sua attesa, se così posso chiamarla, l'ho accompagnata senza volerlo con due capolavori: un libro e un film.

Il libro è un classico che volevo leggere da tanto tempo: "Canto di Natale" di Dickens.
Un libro di cui si, tutti conosciamo la storia, ma che in verità la cui grandezza non immaginiamo minimamente fino a quando non iniziamo a leggerlo. Quello che stupisce è proprio lo stile e il modo con cui Dickens restituisce l'atmosfera natalizia nelle strade di una Londra ottocentesca.
L'inverno, il buio e il fuoco, onnipresente, come un simbolo residuo di quella sacra lucentezza che gli uomini celebrano forse dall'alba dei tempi. E poi l'euforia, il candore domestico, le scene di quella quotidianità anomala, i colori, tutto descritto con un'accuratezza e una meticolosità che riesce non solo a catapultarti lì, proprio tra quelle strade, ma addirittura a farti sentire le voci, i rumori, i dialoghi di quella Londra ormai a noi remota. E in mezzo a tutto questo, l'incanto e la magia che vi è tra la luce e le tenebre... Non è solo una lettura, ma un'esperienza (che Nicola Nocella e Giuseppe Di Bisceglie qualche tempo fa provarono a rielaborare in un bellissimo spettacolo nell'auditorium della chiesa di San Gerardo a Corato).
E' un libro che nasce da una visione "luminosa" in un tempo buio e questo lo si percepisce ad ogni parola. Per averne idea suggerisco questo bellissimo articolo:  Fantasmi di Natale: le origini di "A Christmas Carol" di Charles Dickens


Il film invece è un capolavoro di animazione piuttosto recente: "L'arte della felicità".
Fatevi un regalo per questo Natale: vedetelo!

E' la storia di due fratelli, musicisti, di quel momento in cui le loro strade si dividono per un motivo che emergerà solo verso la fine. E' la storia del loro rapporto, del loro legame che nella musica ha trovato la sua espressione. Questo sullo sfondo di una Napoli finalmente sdoganata da uno stereotipato folklore e restituita nella sua plurale, contradittoria e sfacettata anima, segnata anche dal Vesuvio che lì sul golfo, insieme alla pioggia incessante, parla silenziosamente di una fine che prima o poi verrà. O di un inizio...
E' un film che incanta ad ogni secondo, è un film di domande annnidate in uno strappo, quello di un musicista rimasto "orfano" del fratello, ma anche quello di una città rimasta orfana di risposte. Immagini di una poesia surreale, dialoghi e monologhi di ipnotica veemenza e colonne sonore soffici come carezze musicali, fanno anche questo film un'esperienza, non semplicemente una visione.


Senza volerlo questo mio dicembre è stato caratterizzato da un doppio incanto natalizio di cui sono molto soddisfatto e che qui ora condivido: Canto di Natale e l'Arte della Felicità.      

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