Battiato: un erede degli antichi cantori

Dal periodo adolescenziale ad oggi ne ho avute di fasi musicali, molto diverse tra loro, contrastanti viste dalla prospettiva di oggi, ma devo dire che Battiato è sempre stato presente. Credo che abbia iniziato a seguirlo poco più che bambino quando mia madre, per lo più affezionata alla canzone leggera della sua generazione, si emozionava a sentire alcuni dei pezzi con cui oggi più lo ricordiamo. 

Battiato infondo è proprio questo: un'armonia sofisticata e allo stesso tempo leggera tra la melodia dolce e il peregrinare filosofico, tra le sonorità pop e le sensibilità critiche e per certi versi ostili alla modernità, tra l’osservazione del mondo d’oggi e i racconti e i simboli di mondi antichi e pagani. Un unicum nel panorama italiano, un alieno nella nostra scena musicale (mi verrebbe da dire insieme, forse, a Giovanni Lindo Ferretti dei CCP se quest'ultimo non avesse avuto una triste e imbarazzante parabola discendente). 

Non ho mai amato i pensatori e letterati camuffati da musicisti, e viceversa, nè credo che la musica e i relativi testi possano essere considerata letteratura, ma in Battiato c'è una grandezza che prescinde da tutto, un'innata e spontanea magia con cui riesce a trasformare ogni cosa, anche la più dissonante e scanzonata, in una sublime armonia musicale. Mi viene da dire che Battiato è il naturale discendente di quegli antichi cantori greci che sapevano tessere racconti e divagazioni in versi e musica. Un Omero italiano del Novecento. 

Si, uso il presente perché un grande artista per sua natura sopravvive al suo corpo, in quanto destinato a diventare eterno nei cuori delle genti a venire. Per questo motivo quando muore un grande artista si dovrebbe cantare, suonare, ballare e raccontare storie. Dovrebbe essere il rito con cui l'umanità fa propria una vita piena di meravigliose e vivaci creazioni. 

Grazie Maestro!



Commenti

Post popolari in questo blog

Il Calamaro gigante di Fabio Genovesi

Il Fascino di una Villa Antica e l'incanto che ne rimane (a seguire racconto: "Domenica Sportiva")

Craco e Tursi: due mondi in contatto