SATYRANDROIDE, tra la penna e il calamaio: IV “Don’t Fear the Reaper” di Blue Oyster Cult

La prima volta che la sentii ero appena adolescente. Ne rimasi folgorato. 
Era la colonna sonora di una serie tratta da un romanzo di Stephen King (“L’Ombra dello Scorpione”). Non sapevo di chi fosse, tanto meno il titolo, e per questo la cercai per anni. All’epoca non era cosa facile rintracciare un pezzo. Youtube e spotify non esistevano (cosa che a scriverla adesso mi fa sentire un po’ vecchio) e radio e tivù, come oggi, proponevano sempre le stesse cose.  
Poi a fine anni Novanta mi avvicinai al rock più duro e fu proprio nella ricerca spasmodica di canzoni, album e band su Napster che questo pezzo saltò fuori. Lo riconobbi dal primo accordo.


E’ un pezzo che evoca sensazioni contrastanti. 
I riff e i giri di chitarra risuonano come un angoscioso presagio, qualcosa di sinistro e incombente. La placida voce di Donald Roeser, invece, riecheggia come quella di un abile narratore che sa come incantare i suoi uditori. I cori e gli a soli sono invece la parte più rock: entrano ed escono nell’intreccio musicale come spiriti in viaggio tra i due mondi.
E’ un pezzo che si differenza molto dal doom in voga in quel periodo (alla metà degli anni Settanta) proprio per l’energia e l’indiavolata dinamicità che da lì a poco sarebbero diventati i pilastri di tutto un genere: l’heavy metal. 

“Don’t fear the Reaper” è uno dei testi più romantici, nel senso più classico del termine, della storia del rock: un uomo rivolge alla sua donna, in fin di vita, parole d’amore. Le dice che l’amore li renderà eterni anche se il mietitore è molto vicino; la esorta ad essere come Romeo e Giulietta. Solo alla fine del testo si scoprirà che lui è già morto ed entrando insieme al vento, che ha appena spalancato al porta, la prende per mano per poi andare via insieme.


L’ho ascoltato per anni fino ad accompagnarmi nella stesura di Satyrandroide. Nel romanzo non ci sono fantasmi (tranne quelli che si possono annidare nel passato di un uomo), tanto meno troverete altri riferimenti, quindi non so in che maniera abbia influenzato la scrittura. Ma di certo alcune delle parole sono state forgiate sotto queste note. 

Buon ascolto. 
E Buona lettura. 


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