SATYRANDROIDE, Tra la penna e il calamaio. 5: Tursi

Tursi non è una località molto conosciuta e non a caso ci capitai quasi per caso. Io e i miei amici ci recammo, credo due anni fa, in zona Pollino per una ciaspolata sulla neve. Raggiungemmo un rifugio di montagna dove ci godemmo una passeggiata notturna, una cena ben servita in armonia col posto e una radunata attorno al fuoco degustando liquori della casa. All’indomani scoprimmo che la ciaspolata non era più possibile, in quanto la pioggia stava rendendo la neve poco compatta e quindi non adatta per quel tipo di attività. Sfumata l’escursione il responsabile del rifugio ci indicò questo paesino arroccato che più o meno si trovava sulla via del ritorno. 
Seguimmo le indicazioni e tra mille tornanti raggiungemmo Tursi. Parcheggiammo la macchina ai piedi del paese per poi inoltrarci tra le sue viuzze che, ripide e strette, scalavano la collina. Giunti quasi sul cucuzzolo, un antico ponte in pietra segnava l’inizio del pezzo forte del paese: la rabatana. Si tratta di una vecchia fortezza saracena (come dice già il nome derivante proprio da Rabat), un tempo raggiungibile anche con delle imbarcazioni grazie alla navigabilità di un affluente del Sinni. Ci perdemmo tra i vicoli, le arcate millenarie, le scale e le antiche costruzioni di questa fortezza, dominando allo stesso tempo buona parte della Basilicata dai meravigliosi scorci che affioravano qua e là. Rimanemmo a zonzo per un bel po’, affascinati e sorpresi, fino a quando ci imbattemmo in una locanda chiamata Palazzo dei Poeti. La locanda era ricavata nelle cantine di quello che un tempo era stato un palazzo reale, interamente in pietra e portato a nuova luce con un perfetto restauro conservativo. Eravamo solo noi (tutta la zona era tornata accessibile da pochi mesi). Degustammo un pranzo a carattere puramente lucano e alla fine il proprietario ci deliziò con un rituale conclusivo riservato ai clienti: la declamazione di versi dialettali del poeta lucano Albino Pierro. 
Fu una visita in un mondo incantato da una poesia remota, sospeso nel tempo e cullato da una magia che, nonostante i secoli, persisteva nel borgo. Se vi capita di spingervi oltre Matera, o meglio ancora in zona Craco, andateci. Magari, dopo averla letta tra le pagine di Satyrandroide.




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