SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 24: I Girasoli

C’è un film di Vittorio De Sica che rispetto a tanti altri è passato immeritatamente in sordina. “I Girasoli” è, a mio avviso, uno dei suoi più grandi capolavori. Credo che questo film sia tra i pochi che siano più riusciti a raccontare la guerra non solo per quello che è ma soprattutto per come essa determini la vita e la sensibilità delle persone.


Tra le tante scene memorabili ne voglio ricordare una. 
Siamo alla fine della disastrosa campagna russa italiana, le armate italiane si stanno ritirando e il freddo, il vero nemico, divora lentamente forze fisiche e mentali. L’avanzata disordinata e lenta, dominata da una tacita disperazione, ricorda le marce stanche di “Sergente sulla Neve” di Stern e non escluderei che De Sica ne abbia tratto ispirazione. Mastroianni (in una delle sue interpretazioni più sublimi) e il suo amico scorgono ad un tratto una baita e con le poche forze rimanenti vi si precipitano. Il loro è un passo nervoso e spericolato per via della neve che inghiotte ogni loro piede e per la stanchezza che tende ad abbatterli al suolo. Giunti lì, aprono la porta e l’inquadratura dei due volti tradisce un indicibile orrore. Dobbiamo attendere pochi secondi per comprendere cosa i loro occhi spaventati stiano vedendo. La sequenza successiva infatti rivela un gruppo di uomini in piedi, radunati nella penombra, fermi e appoggiati l’uno all’altro. Hanno tutti il capo chino verso il basso e i loro corpi ondeggiano lievemente sulle gambe in un silenzio saturo di morte. E’ una scena raggelante: sembrano morti in piedi ma non lo sono, almeno non ancora. Dormono soltanto. Sono tanti, troppi per quella baita in legno, e per quanto non rappresenti un valido rifugio resta un posto prezioso contro il freddo che infuria e decima senza pietà. Proprio lì il calore non è dato dal luogo chiuso ma dai corpi vivi dei commilitoni. E’ una scena forte, per certi versi spettrale, che dà la dimensione della tragedia e anticipa l’evento che sarà chiave per tutto il film.


Negli anni sono sempre stato più propenso ad affrontare il tema guerra, sia attraverso le testimonianze dirette sia attraverso libri e film. Al di là di ogni retorica credo che in questo tema si celino molti interrogativi non solo sull’animo umano ma, più in generale, su tutti gli aspetti della nostra vita: i sentimenti, i confini, gli stranieri, il viaggio, la conoscenza, la paura, la morte, l’amicizia, l’amore, l’odio. La guerra è lo strappo degli strappi e nella sua tragicità ci può raccontare molto più del suo contesto preciso, forse anche per le mancanze onnipresenti e le presenze fuggite, per le atmosfere opprimenti e per l’incapacità di comprendere cosa stia accadendo e il perché si è lì in quel momento. E’ come se agli occhi di chi ci sta dentro le “ragioni politiche” di un conflitto fossero insondabili o addirittura irrilevanti in quanto il vero nemico nella guerra non è quasi mai il soldato dell’esercito opposto, bensì quel senso di alienazione e disturbo che sfugge ad ogni possibile definizione. Da questo punto di vista “I Girasoli” è un film che colpisce in pieno e forse proprio per questo l’ho rivisto più volte durante la scrittura di Satyrandroide.

Buona visione e buona lettura.


Satyrandroide è disponibile on line (Amazon, Feltrinelli, Mondadori Store, Ibs, etc) e in libreria. Se non disponibile a scaffale è possibile richiederlo, sarà disponibile in pochissimi giorni.

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