SATYRANDROIDE, Tra la Penna e il Calamaio. 21: Dylan Dog

In occasione del trentennale di Dylan Dog scrissi per la pagina Combinazione Casuale, del mio amico Francesco, un pezzo che raccontava il mio incontro col fumetto bonelliano. Partendo dalla dimensione più personale mi spingevo in una divagazione sull’indagatore dell’incubo e sul suo enigmatico mondo.


Fu un tributo personale e insieme un atto filologico, nel senso proprio dell’amore per la parola, verso quel fumetto. Ho vissuto parte della mia adolescenza tra le sue pagine, ho iniziato ad inventare storie ispirandomi al suo mondo (ho più volte detto che iniziai dapprima a disegnare fumetti per poi affidarmi al solo potere evocativo della parola). I miei primi racconti erano in qualche modo debitori dei suoi mostri e dalla sua poetica e seppure da quei primi racconti siano ormai passati oltre vent’anni, qualcosa di indelebile continua ad influenzare il processo di scrittura. Credo.

 

Oggi non leggo più fumetti in quanto trovo difficoltà ad abbinare in un’unica dimensione narrativa parola e disegno; d’altro canto mi capita di sfogliare qualche albo e riscoprire storie che mi sono rimaste nel cuore. Tra tutte ne cito sovente tre. Tre storie molto diverse tra loro, per soggetto, per punto di vista e tipo di narrazione; tre modi, oserei dire, di raccontare: Morgana, Il Lungo Addio e il Mosaico dell’Orrore (leggeteli se non l’avete ancora fatto, ma dopo Satyrandroide). Quando penso a queste tre storie mi viene da pensare al fatto che Dylan Dog, forse, è stato per me la primissima scuola di scrittura. Non so dire quanto di quella prima scuola di scrittura sia presente in Satyrandroide, ma sono convinto che qualcosa ci sia. Giuda Ballerino!


"Satyrandroide" è disponibile on line (amazon, Feltrinelli, Mondandori Store, Ibs, etc) e in libreria (se non presente a scaffale è possibile prenotarlo).

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