Gli anni che ti forgiano non muoiono mai

Io negli anni Novanta sono cresciuto.
Ho vissuto in quegli anni la mia adolescenza, il periodo di ogni persona che nel bene e nel male ti forgia. Tuttavia sono molto legato a quegli anni non perché sia un nostalgico dell'adolescenza (a 37 anni continuo a credere che sia il momento più difficile della crescita di ogni persona e che non lo rivivrei per nessun motivo) ma perché le espressioni artistiche di quegli anni mi hanno fatto diventare ciò che sono oggi. Sempre nel bene e nel male.
Quando ci penso mi saltano in mente le decine e decine di albi di Dylan Dog letti, soprattutto gli inediti. Credo che il fumetto di Sclavi, seppur sia nato negli Ottanta, sia un prodotto culturale degli anni Novanta. L'indagatore dell'Incubo rispecchiava, col suo essere dark, asociale ma allo stesso tempo con la sua spiccata sensibilità nei confronti di mostri e diversi, il mondo underground italiano; raccontava insomma l'orrore che si avvertiva nei confronti di una società adulta, figlia in qualche modo delle esuberanze e dell'avidità degli anni Ottanta, che seppur vestita di giacca e cravatta perpetuava mostruosità e abusi.
Poi penso a Notte Horror, su Italia Uno, ai film che attendevo con ansia guardando Festivalbar che lo precedeva.
E ancora, alla dinamica e scatenante musica Dance di quegli anni, che nella sua sfavillante elementarità riusciva a stimolare quell'istinto innato e antico della danza presente in ogni individuo e a far ballare anche le colonne di marmo. E anche se oggi ascolto tutt'altra roba, la dance degli anni Novanta mi suscita simpatia.
E forse fu proprio il debole per la dance, nonché l'allora nascente passione per il rock (iniziai ad ascoltare i Metallica proprio nella seconda metà di quel decennio) che i pezzi dei Prodigy mi colpirono all'istante. Nonostante tutti intorno a me li bollassero come dei cafoni satanisti io adoravo la loro musica come adoravo i loro video (quasi sempre difficili da reperire e vedere).
Mi potrei dilungare a lungo ma qui non serve. Quello che infatti voglio dire con questo post è che gli anni Novanta (come tutti quegli anni che ti forgiano) non moriranno mai se ti hanno formato, o comunque permesso di maturare qualcosa dentro di te capace di darti una personalità. Ed è proprio per questo che rimango piuttosto scettico davanti a coloro che hanno eletto il 4 marzo scorso come il giorno in cui quegli anni sono morti: il punto è che non potevi sentire i Prodigy e allo steso tempo seguire le smielate puntate di Beverly Hills. Chi li ha vissuti veramente, a maggior ragione nell'adolescenza, ad un tratto ha dovuto scegliere la sua strada: quella dei diavoli reazionari o quella dei borghesi figli di papà. L'una escludeva l'altra. Quella scelta, in qualche modo, avrebbe condizionato lo sviluppo della tua personalità e fatto sì che quegli anni abitassero dentro di te per sempre. Insieme, ovviamente, a tanta altra roba.

Grazie Keith Flint



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