Postfazione "I demoni sotto il divano"


E' disponibile la nuova versione del libro, riveduta e corretta. Comprende la seguente postfazione. L'androide Ulisse la mette a disposizioni di tutti coloro che hanno comprato la prima versione. 
Grazie!


Ho scritto questi racconti tra il 2008 e il 2009, qualche tempo prima che l’opinione pubblica si dividesse sui tragicomici retroscena della vita di un noto politico italiano. A volte penso che se mi fossi deciso a scriverli più tardi, o se quei fatti giudiziari fossero emersi prima, probabilmente questi racconti non avrebbero mai visto la luce. Infatti fino a poco tempo prima eravamo abituati solo a fantasticare su certi meccanismi del potere o a fare, al massimo, alcune deduzioni. Poi, da un momento all’altro, ci hanno sbattuto sotto gli occhi ogni particolare e allora non c’è stato più spazio per l’immaginazione.
D’altronde l’abbiamo sempre saputo. La realtà supera sempre la fantasia e questa massima la possiamo pronunciare ancora più forte per quelle storie che vanno a sondare il male nel potere, il quale pur avendo forme e modi del tutto banali, è sempre un passo in avanti rispetto ai tempi.

Nel 2007 costruii il mondo di San Giacomo in vista di un romanzo. Iniziai a stendere ma mi resi subito conto che quella valanga di appunti conteneva una serie di spunti irresistibili. Spunti a cui mi sentivo di “dare vita”. Scrissi Pensieri di un povero Caronte e mi piacque così tanto da inaugurare un filone narrativo. Così iniziai a scendere sempre più giù nel sottosuolo sociale del paese, scandagliando gli angoli più bui.

Questo Vaso di Pandora chiamato San Giacomo era stato ispirato non solo da una serie di elementi legati al potere, non ancora evidenti ma di certo deducibili. Ma anche dalla macchina della gogna che i mass media avevano costruito attorno ai fatti di cronaca nera.
Il mondo aveva già imparato a seguire queste vicende dividendosi in maniera esasperata tra colpevolisti e innocentisti, a cibarsi di particolari macabri e violenti, a speculare sulle tragedie altrui con tanta gratuità da perdere di vista il rispetto umano. E ancora. Trasmissioni televisive allestivano talk-show e inventavano opinionisti, quotidiani e settimanali sbattevano in prima pagina i peggiori orrori occultando ogni altra informazione.

Ciò che mi risultava disgustoso era quel circo mediatico in cui le peggiori belve e le peggiori vittime venivano esibite per il divertimento degli spettatori. Tutte quelle persone che elargivano commenti assomigliavano ai romani che vedevano i cristiani divorati dai leoni al Colosseo, alle masse medievali che correvano nelle piazze a vedere le presunte streghe bruciate vive, o a tutti coloro che al tempo di Robespierre assistevano alle decapitazioni sommarie. Non difendevo certo assassini e maniaci ma d’altro lato tutti coloro che si appassionavano ai loro crimini mi inquietavano.

Con questa rabbia scrissi “i demoni sotto il divano”, una serie di storie in cui belve e vittime, protagonisti e spettatori, fanno parte di un oscuro meccanismo da cui gli artefici, invisibili ma sempre presenti, traggono potere e ricchezza. I miei personaggi sono abitanti del sottosuolo, schiacciati dal peso delle loro colpe e dall’illusione che il potere ha loro venduto. Non sono innocenti, ma la loro dannazione finisce per essere strumentalizzata o sfruttata.

Al di là dell’orrore che ho voluto raccontare, e che è stato puntualmente superato dalla realtà, ho voluto chiudere la raccolta con L’aria fresca dell’inferno, un racconto scritto nel 2007 ma modificato più volte. L’idea di un bambino, minacciato dall’ombra degli adulti e dei loro incubi, che alla fine scopriva di aver fatto solo un brutto sogno mi sembrava un’ottima conclusione.
Oggi, 31 maggio 2011, mi piace pensare che quel bambino sia in realtà ognuno di noi. Sia la casalinga che ha deciso di spegnere la tivù e uscire di casa, sia la persona macchiata di qualche colpa ma decisa a pagare il proprio debito, sia l’italiano che non si è ancora assuefatto alla merda, sia il giovane che non vuole adeguarsi, sia l’uomo che non si è ancora abbandonato alla paura, sia tutti coloro che confidano nel fatto che la notte prima o poi deve passare. Adoro questo racconto perché è l’unico della raccolta a mostrare due esempi di brutto e di bello.
Il brutto sono i genitori che lo vogliono costringere ad andare a messa.
Il bello è la splendida prestazione alla partita di calcio, giù al cortile. Una prestazione che niente e nessuno cancellerà.


                                                                     31 maggio 2011


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